Brescia Museo Diocesano

3 - 27 ottobre 2015

Atti del Convegno

Padre Maurizio Malvestiti: Il religioso e il suo ruolo per la protezione dei luoghi santi

padre Francesco Ielpo1



Introduzione
Il mio breve intervento vuole focalizzare l’attenzione su un particolare aspetto del francescano di Verolanuova in qualità di Commissario di Terra Santa per la Provincia Lombardo Veneta. Come è noto padre Maurizio nel 1856, all’età di 78 anni, dopo una cordiale udienza con Papa Pio IX, si recò a Parigi per ottenere dall’imperatore di Francia Napoleone III la protezione dei luoghi santi posti – per quanto concerne la Chiesa latina – sotto la custodia dei francescani. Dopo quasi trentasei anni padre Maurizio – così annota p. Agostino Gemelli nel suo volume Il Francescanesimo – “ritornato ad Aracoeli, si occupò di storia, come cronologo dell’Ordine, di studi ebraici e musicali, tenne nel 1845 una conferenza all’Accademia Arcadica sulla «Melometria»; pareva dunque chiamato nella sua vecchiezza all’onore di più alti studi, quando l’obbedienza lo mandò Provinciale a Brescia” (p. 389).
La missione parigina si colloca, dunque, al termine della sua intensa e lunga vita, caratterizzata da una costante obbedienza ai superiori, al Sommo Pontefice e alle circostanze storiche. Si colloca nel periodo bresciano, nella maturità religiosa, scientifica e diplomatica. Ma quale la portata del suo viaggio e soggiorno di circa tre mesi a Parigi? Quale il contributo per la Custodia di Terra Santa e per la Chiesa latina?
Tenterò di rispondere a queste domande incominciando ad analizzare la presenza dei Francescani nei luoghi della Redenzione per allargare, in un secondo momento, lo sguardo sulla “questione mediorientale” così come si presentava a metà dell’ottocento, con un accenno finale al significato e al ruolo dei Commissariati di Terra Santa.

1. La Custodia di Terra Santa e i luoghi santi 2

Solitamente l’origine della Custodia di Terra Santa viene fatta risalire al 1217, anno in cui a Santa Maria degli Angeli, presso Assisi, si celebrava il primo Capitolo Generale dei Frati Minori. S. Francesco, con gesto ispirato, decise di mandare i suoi frati in tutte le nazioni. Il mondo fu, per così dire, diviso in “Province” francescane e i frati, da Assisi, si diressero verso i quattro punti cardinali. In quell’occasione solenne, non fu dimenticata la Terra Santa. Tra le undici Province-Madri dell’Ordine, appare quella di Terra Santa. Nei documenti viene designata con nomi diversi: di Siria, di Romania o Ultramarina. Comprendeva Costantinopoli e il suo impero, la Grecia e le sue isole, l’Asia Minore, Antiochia, la Siria, la Palestina, l’isola di Cipro, l’Egitto e tutto il resto del Levante.
Nel 1219, lo stesso S. Francesco volle visitare almeno una parte della Provincia di Terra Santa. I documenti che parlano della presenza del Poverello di Assisi tra i Crociati, sotto le mura di Damietta, sono noti. Come è pure noto il suo incontro col Sultano d’Egitto, Melek-el-Kamel, nipote di Saladino il Grande. Gli stessi documenti aggiungono che Francesco, dopo aver lasciato Damietta, si recò in Siria.
La riconquista di S. Giovanni d’Acri da parte dei Musulmani, avvenuta il 18 maggio 1291, segnò la fine del regno latino in Terra Santa. Dal secolo XIII, l’accesso ai Luoghi Santi venne assicurato con una nuova strategia: l’apostolato missionario, con la presenza inerme dei Francescani, sostituì le spedizioni militari. Quando il Papa Gregorio IX, da Perugia, dove risiedeva, il 1 febbraio del 1230, raccomandava ai Patriarchi di Antiochia e di Gerusalemme, ai Legati della S. Sede, a tutti gli Arcivescovi e Vescovi di accogliere e favorire in tutti i modi l’Ordine dei Frati Minori, dovette intuire, in qualche modo, che le Crociate avevano fallito il loro scopo.
Mi sembra che qui possiamo già cogliere un primo fattore che caratterizza la storia della Custodia. I francescani in Terra Santa, nel solco del fondatore, istituiscono un metodo nuovo rispetto alla salvaguardia dei luoghi santi: la presenza, la testimonianza e il dialogo. Metodo che più volte ha richiesto anche la vita dei missionari fino al martirio.
Nel 1322 Giacomo II d’Aragona otteneva dal Sultano d’Egitto Melek el Naser che la custodia del S. Sepolcro fosse affidata a Domenicani Aragonesi: ma la concessione rimase lettera morta. Lo stesso Giacomo II quattro anni dopo (1327) impetrava nuovamente la grazia sovrana, però non più per i Domenicani ma per i Frati Minori.
La Bolla di Papa Giovanni XXII, emanata il 9 agosto del 1328, con la quale veniva concesso al Ministro Provinciale residente a Cipro la facoltà d’inviare ogni anno due frati a visitare i Luoghi Santi. Nel 1333, il Sultano d’Egitto concesse a Fra Roger Guérin d’Aquitania il S. Cenacolo. Questi si affrettò a costruire un convento nelle vicinanze immediate con fondi messi a disposizione dai Sovrani di Napoli, Roberto d’Angiò e dalla consorte Sancia, figlia di Giacomo I, re di Maiorca. Giocarono un ruolo di massima importanza per il loro riscatto, sia con la loro influenza diplomatica, sia con gli aiuti pecuniari elargiti. Fu per opera loro che le autorità musulmane locali riconobbero ai Francescani il diritto ufficiale di officiare nella basilica del S. Sepolcro.
Il riconoscimento giuridico da parte della S. Sede, esteso agli altri Santuari, avvenuto qualche anno più tardi, esattamente il 21 novembre del 1342, con le Bolle Gratias Agimus e Nuper Carissimae, è considerato la conclusione definitiva dell’interessamento e delle lunghe pratiche espletate per la causa dei Luoghi Santi.
Questo iter mette in evidenza un secondo e fondamentale fattore: la custodia, il riscatto e il mantenimento dei diritti nei luoghi santi da parte della Chiesa latina ha sempre richiesto l’intervento, l’aiuto e la diplomazia delle potenze occidentali. Questo sarà altrettanto evidente nell’ottocento.

2. La “questione d’Oriente” e il ruolo della Francia

Quando padre Malvestiti, a metà febbraio del 1856, si recò a Roma da Papa Pio IX per “una affabile udienza” 3 sulla questione dei luoghi santi, a Gerusalemme – stretta tra impero ottomano e pretese russe – si faceva sempre più urgente un interessamento dei cattolici d’Europa.
“Già nel 1808, approfittando dell’incendio che – divampato in seguito ad un terremoto ma propagatosi per cause che appaiono ignote, forse dolose – aveva distrutto la vecchia edicola del Santo Sepolcro sotto la cupola dell’Anastasis, gli ortodossi con il favore del sovrano russo e con i suoi finanziamenti avevano ottenuto di ricostruirla da soli: la latitanza del governo francese abitualmente protettore degli interessi cattolici, dal momento che Napoleone si era disinteressato della cosa, aveva consentito al mondo ortodosso di segnare a proprio vantaggio un punto che ancor si riflette nell’immaginario di tutti i visitatori del Sepolcro […] Più tardi, in una nota del 1815 al Congresso di Vienna, lo zar aveva chiesto che gli fosse riconosciuto un diritto di protezione per gli ortodossi dell’impero ottomano analogo a quello che i francesi vantavano per i cattolici: ma né Austria né Inghilterra avevano intenzione di spianare alla Russia la strada verso l’egemonia orientale.” 4
Da sempre, come del resto anche oggi, la Città Santa di Gerusalemme non riveste solo un ruolo religioso ma anche geopolitico per tutto il Medioriente.
“La Santa Sede non aveva mai dimenticato Gerusalemme e la Terrasanta; comunque tra Sei e Settecento, non aveva fatto sentire al riguardo al sua voce, allineandosi alla funzione egemonica rivendicata dal regno di Francia sul mondo cattolico di Terrasanta. La Rivoluzione francese l’aveva obbligata a mutare atteggiamento, anche perché la concorrenza ortodossa, sostenuta dallo zar, si faceva energicamente sentire. Nel 1847 papa Pio IX ricostituì il patriarcato latino di Gerusalemme […] la presenza del patriarcato latino fu sentita come particolarmente significativa dal momento che, da almeno tre secoli, i cattolici subivano spoliazioni e menomazioni di diritti da parte del sultano che trasferiva loro vecchie prerogative alle comunità ebraica o ortodossa.” 5
Questa era la vera preoccupazione della Santa Sede: tutelare la comunità cristiana di Palestina e difendere i diritti latini nei luoghi santi. Da questo punto di vista la Francia doveva riacquistare il ruolo di primo piano che aveva avuto nei secoli precedenti nella questione dei cattolici di Terrasanta.
“Ormai, i problemi delle comunità cristiane di Terrasanta e dei Luoghi Santi erano diventati a tutti gli effetti parte di una più ampia faccenda, la cosiddetta «questione d’Oriente». Francia e Russia sembravano a ogni modo ancora e nonostante tutto le due principali interlocutrici per quanto riguardava l’assetto del mondo cristiano di Terrasanta. Ma il sovrano di Francia del tempo, l’imperatore Napoleone III, era combattuto tra la priorità della questione d’Oriente e quella della questione italiana, che gli promettevano due diversi esiti della sua politica egemonica euromediterranea.” 6
In questo preciso contesto Papa Pio IX riconosce in padre Malvestiti la persona più indicata per ottenere da Napoleone III la protezione dei Francescani nei Luoghi Santi: “egli era figura degna di rappresentare l’Ordine di fronte all’Imperatore, anche per quei legami singolari che lo stringevano ai Buonaparte” . Lo stesso Imperatore di Francia, che aveva conosciuto da giovinetto il francescano a Canino con i cugini e con loro molte volte lo ebbe come precettore, nutriva stima per il consigliere saggio e lungimirante. Nondimeno l’amore per l’Ordine dei Frati Minori, per la Chiesa e per la società civile aveva spinto, con la solita dedizione e solito impegno instancabile, padre Malvestiti a sobbarcarsi del lungo viaggio in nave, verso Parigi, alla sua età, confidente nella Provvidenza del buon Dio.

2. La “questione d’Oriente” e il ruolo della Francia

C’è un ultimo aspetto, a mio avviso, degno di sottolineatura. Prima di rientrare a Brescia “Fra Maurizio ottenne da Napoleone quanto chiedeva ed insieme la facoltà di aprire a Parigi un Commissariato di Terra Santa per poter raccogliere le elemosine da inviare in Palestina. La prima sede fu al convento dei Domenicani in Rue Vaugirard 70 e poi nella stessa via al 150; era una piccola casa in affitto e spesso non v’era denaro per pagarlo!”. 7
La missione del francescano fuori dal chiostro non si limitò, quindi, alla sola ambasciata di fronte all’Imperatore ma si dilatò fino all’istituzione di un Commissariato stabile per assolvere al prezioso compito di raccogliere offerte per la Terra Santa.
Infatti l’origine dei Commissariati di Terra Santa è antichissima ed è motivata dalla difficoltà da parte della Custodia di assolvere ai suoi compiti in una situazione politica e religiosa assai complessa. Costatato infatti che né la vita dei frati né la conservazione dei Luoghi Santi erano possibili senza le elemosine dei Principi cristiani, i primi Statuta della Custodia, del 1377, stabilirono che il Custode deputasse uno o due laici per curare l’amministrazione delle elemosine. Mezzo secolo più tardi la figura del Commissario di Terra Santa veniva istituita ufficialmente con la bolla His quae di papa Martino V (24 febbraio 1421).
La missione parigina è così completata. “Il 18 settembre fra Maurizio dovette decidersi a lasciare Parigi per tornare in Italia. Il protettorato ottenuto avrebbe poi dato i suoi frutti, anche se l’ostilità dei Turchi e dei religiosi di altre confessioni avrebbe portato ancora tristi giornate di dolore; fra le altre quella del massacro degli otto francescani del convento di Damasco” 8 nel 1860.

Conclusioni

Da quanto detto fin qui, mi pare, si possa delineare un abbozzo del religioso e più precisamente del religioso francescano.
Innanzitutto, sull’esempio del Poverello d’Assisi che si reca davanti al Sultano Melek El-Kamel per chiedere la possibilità di accedere ai luoghi santi e nella ininterrotta tradizione francescana, emerge con evidenza (e non solo in questo episodio della vita del Malvestiti) il metodo del dialogo. La via al bene passa attraverso l’incontro con l’altro, riconosciuto innanzitutto come fratello. Francesco si reca davanti al Sultano disposto a dare la vita purché si affermi il bene per i cristiani ma anche per lo stesso Sultano (infatti Francesco aveva ben chiaro che anche per il fratello mussulmano Cristo era il salvatore). Mi pare di scorgere lo stesso anelito a non risparmiare nulla della propria vita anche in frate Maurizio da Brescia: nessun calcolo rispetto all’età, alla salute, alla sicurezza. Consapevole che la qualità dell’incontro (o della missione) non si misura dall’esito pratico ma dall’intenzione che muove all’incontro.
Sempre nella ricca tradizione francescana, Malvestiti si è interessato di tutto, dall’educazione all’archeologia, dall’astronomia alla musica fino alla poesia passando dalla storia. Tutta la realtà porta “significazione” dell’Altissimo bon Signore come mirabilmente insegnato da Francesco d’Assisi nel suo Cantico delle creature. Come religioso ha realmente contribuito alla promozione delle persone e di una società degna dell’uomo implicandosi concretamente nella sua storia con quella costante fedeltà al suo tempo, a Cristo e al suo Vangelo, alla Chiesa e alla sua missione nel mondo, e sempre fedele al carisma dell’Ordine francescano.




Note:

1.   Commissario di Terra Santa per la Lombardia
2.   Per quanto riguarda questa parte faccio riferimento ad alcuni appunti del prof. Klimas P. Narcyz vice archivista della Custodia di Terra Santa
3.   ANTONIO FAPPANI, P. Maurizio Malvestiti nel centenario della morte, Brescia, 1965, p. 62
4.   FRANCO CARDINI, Gerusalemme. Una storia, Bologna 2012, pp. 157-158
5.   FRANCO CARDINI, Gerusalemme. Una storia, Bologna 2012, pp. 163-164
6.   FRANCO CARDINI, Gerusalemme. Una storia, Bologna 2012, p. 166
7.   ROSA PAINI GAVAZZENI, Fra Maurizio da Brescia, Milano 1950, p. 115
8.   ROSA PAINI GAVAZZENI, Fra Maurizio da Brescia, Milano 1950, p. 116
9.   ROSA PAINI GAVAZZENI, Fra Maurizio da Brescia, Milano 1950, p. 117
luglio 2016
master.